Fresa ‘cconzata

La fresa è un pane da viaggio. E di certo viaggi ne ha affrontati molti nello spazio e nel tempo.
La fresa e i mille modi in cui la si chiama: fresella, fresina, frisiceddha, è un pane per resistere al tempo e attraversare lo spazio. Pare che la usassero già i Crociati per le campagne militari e i pescatori per le lunghe battute di pesca. Io stessa l’ho vista partire mille volte per terre lontane: è il pane che portano via gli emigrati quando ripartono per i luoghi in cui hanno riversato le loro vite. Esiste una ritualità complessa legata alle frese e ai biscotti di pane. In genere, quando gli emigrati tornano dai “rimasti”, portano loro dei doni – mai presentarsi a mani nude nelle case di origine! – e quando è il momento di ripartire, parenti e amici si affrettano a riempire grosse buste ricolme di frese e biscotti di pane e olio, una volta chiusi in scatole di cartone legate con grossi fili di spago. La fresa è una sorta di viatico, di quelli che si portano dietro per affrontare le nebbie e il freddo dei posti lontani, un modo per carezzarsi l’anima quando ci si chiede il perché di molte cose. È più difficile affrontare l’ignoto se la nostra Itaca segreta era troppo bella. Abbandonare una terra senza bellezza è più semplice che lasciare un orizzonte che riempie il cuore a ogni sguardo. Sono certa che di casa ce ne sia una sola nella vita di tutti. Passiamo poi i giorni a inseguire quel ricordo, tentando di riprodurre quelle sensazioni. Cerchiamo posti e oggetti che ci ricordino casa, e soprattutto cibi che abbiano quel sapore perduto per sempre. La fresa non è un cibo qualunque: è la radice del cuore mangiata con la bocca. Si presenta come un pane tondo, di diverse dimensioni, estremamente duro. Subisce infatti due cotture (è dunque un bis-cotto di pane): la prima sotto forma di pane integrale (le frese più amate sono di colore scuro, anche se ne esistono di farina bianca) e poi una seconda, dopo essere stata tagliata in due metà, per lasciar asciugare lentamente l’acqua residua. Le frese vengono lasciate nel forno fino all’ esaurimento del calore.
Il modo migliore per gustare la fresa è cconzata, cioè “aggiustata” con pomodoro fresco e basilico.
Si passa più volte velocemente un lato della fresa sotto nell’ acqua ed estrarlo quando è già in pezzi (come suggerisce una delle ipotesi etimologiche, dal latino frendere, ridurre in piccoli pezzi).
Preparare a parte un’insalata di pomodori, magari quelli a cuore di Belmonte, e condire eccedendo con gli odori: foglie di basilico, origano, mezzo spicchio d’aglio tagliato in pezzi piccolissimi, peperoncino, sale e olio. Versare sul pane e servire.

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